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giovedì 9 luglio 2015

Il Signor A

Torniamo al mio impiego, meglio non dare al mio racconto una piega politica, preferisco limitarmi a una narrazione fedele degli eventi.
L'indomani mi presentai a lavoro con largo anticipo, avrei dovuto essere al ristorante per le 18.00, ma alle 17.30 ero già in servizio.
Il Signor A ( è così che da questo momento denominerò il proprietario del ristorante) fu piacevolmente sorpreso dalla mia puntualità, mi invitò a cambiarmi e mi fornì una divisa. I camerini erano al piano inferiore, una ragazza argentina (che da qualche tempo lavorava per lui) mi accompagnò nella cantina e in un angolo mi mostrò il luogo in cui cambiarmi. Non so perchè, ma non mi fece una bella impressione, era un luogo arredatto finemente, come tutto il resto del locale, ma non aveva finetre, nè una piccola apertura che permettesse di comunicare con l'esterno, mi sembrarono delle segreta di un antico castello e all'improvviso un senso di angoscia mi assalì. L'illuminazione era carente e ancor di più m'intimoriva.
Quando raggiunsi il piano superiore il Signor A mi fornì un grembiule e mi invitò ad aiutare gli altri a preparare la sala e i tavoli per la sera.
Il grembiule era di quelli lunghi neri, quelli che di solito si usano nei luoghi da bene perchè trasmettono una certa immagine. Tentai di allacciarlo, ma era davvero molto largo e i lacci erano initamente lunghi.
Cercai di legarlo dietro la schiena, ma mi sembrò di avere la coda, cosi lo feci girare intorno alla vita e lo legai sul davanti.
Vi chiederete come mai sto dando tutta questa importanza a un simile dettaglio... ora capirete...
Mi recai in cucina e prendendo ordini un po' da tutti svolsi numerose mansioni, quando la sala fu pronta e i tavoli perfattamente sistemati mi apprestai a tagliare il pane. Fuori era quasi buio e a breve i clienti sarebbero iniziati ad arrivare.
Il Signor A era rimasto tutto il tempo nella saletta in cui avevo fatto il colloquio, di rado era comparso alle mie spalle in silenzio e il suo modo di osservarmi mi era sembrato un po' strano, ma considerando che si trattava di un personaggio davvero stravagante avevo cercato di far finta di nulla e avevo continuato a lavorare.
L'ultima volta che ero uscita dalla cucina lo avevo sorpreso a sorseggiare un bicchiere di vino mentre distrattamente fumasa un'altra delle sue particolari sigarette artigianali.

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